domenica 21 agosto 2016

SPUNTI DI RIFLESSIONE (lettera aperta di Paolo Pelliccia, Commissario Straordinario Biblioteca Consorziale di Viterbo - 1a parte)

E' ORA DI LEGGERE!  (1a parte)
“Piano Marshall per la Cultura” in un Paese che ha disimparato a leggere, se stesso e il proprio futuro.

Caro Governo, Egregi Responsabili dei dicasteri della Cultura e dell’Istruzione, Editori e Librai d’Italia, a Voi rivolgiamo questa proposta che è anche un appello alla responsabilità perché per il ruolo che ricoprite siete in grado di decidere i destini del libro e della cultura nel nostro Paese.

Che fine ha fatto l’interesse comune a incentivare la lettura a prescindere dalla vendita dei libri? 
La nostra proposta di rilancio della cultura italiana sin dal titolo parla di libri e del loro potere trasformativo e creativo. Non è una sorpresa quindi che prenda le mosse dall'aria di rinnovamento che investe in queste settimane il Salone del Libro di Torino, falcidiato dal calo delle presenze (da 300.000 a 125.000 in circa 15 anni) e messo in crisi dagli arresti dell’ennesimo caso di (probabile ma ancora presunta) illegalità, favoritismi e appalti poco trasparenti. Probabilmente sarà un bene aver aperto le porte le porte agli editori dell’AIE come hanno fatto il sindaco Appendino e il governatore Chiamparino, affidandogli la responsabilità di organizzare il prossimo Salone e magari sarà una buona mossa quella di estendere il Salone sul territorio, coinvolgere Milano (come proposto dagli editori) e renderlo più vicino ai lettori e ai territori dove meno si legge. Ma la domanda che ci facciamo è ben più ampia e decisiva.
Tra le polemiche che vedono Torino contrapposta a Milano, gli editori (soprattutto i grandi) alla Fondazione e quindi agli enti pubblici locali, tra le ragioni del marketing del libro e quelle del marketing del territorio, che fine hanno fatto le ragioni della cultura, della lettura e del paese tutto? Che fine ha fatto l’interesse comune ad incentivare la lettura a prescindere dalla vendita dei libri? Dare valore al libro significa solo saperlo vendere? O forse sarebbe il caso di puntare sul valore che la lettura di almeno 5 libri all'anno possono produrre nella vita di una persona a prescindere dal fatto che questi libri siano stati comprati o presi in prestito da una biblioteca?
Certo, gli editori sono un pilastro del sistema culturale e i libri hanno un costo di produzione e un mercato che vanno nutriti e alimentati, ma l’occasione di un rinnovamento del più importante appuntamento del libro in Italia non può essere solo orientata al profitto e condizionata dallo scontro tra territorio e cordate imprenditoriali. Se vuole arrivare anche a fare profitti e quindi a rilanciare per davvero la lettura in questo paese si dovrà dare spazio a una vera valorizzazione del libro che non è solo quella del marketing ma è prima di tutto quella della cultura che il libro può alimentare e dei significati che troviamo in un libro capaci di cambiare una vita.
Come dire che per dare forza al libro bisogna puntare sulla qualità e non sulla quantità, sull'impegno e non solo sul divertimento, sulla decifrazione del mondo e della sua meravigliosa complessità e non solo sulla esecuzione di ricette e metodi. In ultimo sulla lettura e non solo sull'acquisto dei libri.
È probabile che sia proprio il disaccordo su queste diverse ma del tutto conciliabili e complementari visioni, il motivo principale delle divisioni interne tra piccoli e grandi editori che mercoledì 27 dovranno decidere delle sorti del Salone del Libro. I grandi editori andranno a presentare all’AIE il progetto di una manifestazione parallela e concorrente al Salone di Torino, organizzata a Milano, e che peraltro molti degli editori non hanno ancora avuto modo di conoscere. Non sembrano queste le migliori premesse per dare forza al libro e alla lettura.

Dal Salone del Libro al Piano Marshall per la cultura 
L’occasione del cambio della guardia al Salone del Libro tra Fondazione ed AIE, può essere un’opportunità per tutto il sistema culturale italiano se si approfondiscono le motivazioni della rivendicazione degli editori grandi e piccoli e si evita di schiacciare il tutto sulla necessità di rilanciare il marketing del libro senza parlare del livello culturale degli italiani, senza guardare alle macerie di un sistema editoriale mangiato dalla digitalizzazione e rattoppato dall'industria della narrativa e della manualistica da supermercato o autogrill. L’occasione è quella di lanciare un piano Marshall di investimenti per la cultura, per il rilancio del libro e della lettura in un paese dove meno della metà degli italiani leggono un 1 libro all'anno. Un piano che sappia fare sistema e a partire dalla biblioteche di territorio attivi l’editoria, le scuole, i festival e le manifestazioni culturali per ridare futuro ad un paese che ha disimparato a leggere, i libri come il proprio presente.
(segue 2a parte)

Nessun commento:

Posta un commento

Per lasciare un commento senza essere registrati, selezionare da menù a tendina Nome/url ed inserire solamente il vostro nome