lunedì 22 agosto 2016

SPUNTI DI RIFLESSIONE (2a parte)

E' ORA DI LEGGERE!  (2a parte)

Attivare la rete delle biblioteche, le banche della cultura 
Quello che manca e che è mancato sino ad oggi per attivare una strategia di questo genere è una visione di sistema che coinvolga tutte le istituzioni della cultura e del libro, a partire dalle migliaia di biblioteche comunali ed ex provinciali, dove le ultime retrovie degli operatori della cultura si sono arroccati per difendere ciò che più amano e che non vedono l’ora di far scoprire e conoscere ad un pubblico più vasto. 
Giusto quindi portare il Salone e gli autori vicino al pubblico, mandarli in giro per le librerie, ma ancora prima sarebbe giusto e molto efficace portare gli autori e la cultura nelle biblioteche. Significherebbe dare fondi e nuovo impulso per mettere in moto la rete capillare e vivissima delle biblioteche di territorio, una rete di cultura dove si lotta quotidianamente per far conoscere i libri e la meraviglia del mondo attraverso di essi. E lo si fa tra i tagli di bilancio e le infrastrutture fatiscenti, oppressi e assordati dal mantra della crisi economica, del “non ci sono soldi” ripetuto anche dagli enti pubblici, fino allo scherno dell’ammonimento ottuso e mille volte smentito “con la cultura non si mangia”. Chi resiste e trova realizzazione personale in una battaglia tanto impari, oggi dovrebbe essere messo al centro di qualsiasi piano di promozione della lettura e della cultura. 
Le biblioteche di territorio, infatti, sono le nostre banche della cultura, dove oltre ai libri custodiamo lo spirito che ne riconosce e diffonde il valore di libertà, di pensiero, di cittadinanza. Ed oggi, proprio in questi tempi di crisi e di battaglie tra poveri, di populismo e razzismo ignoranti e grotteschi, proprio in questi tempi è nostro dovere ridare valore ai libri e alla visione del mondo che questi sanno suggerire. Una visione ampia, che ha coscienza di essere solo una delle possibili letture del mondo. Un pensiero consapevole dei propri limiti, della grandezza ma anche della fragilità di chi come noi abita questa terra. E proprio sulla coltivazione di questo immenso patrimonio di senso e di vitalità che esortiamo tutti noi ad investire le nostre migliori risorse, umane, culturali ed economiche.

La crisi oggi è un’opportunità di prestiti a basso costo
 
Un piano Marshall per la cultura a partire dal libro e dalla lettura è l’occasione che stiamo indicando tratteggiandone i contorni e suggerendo anche un modo per finanziarlo questo piano. Non trascuriamo qui il mantra della crisi, piuttosto lo facciamo diventare la motivazione di base per deciderci ad investire le nostre migliori risorse per regalare a noi stessi un futuro degno di questo nome. 
Un appello alla responsabilità, dei nostri governanti e di noi tutti come uomini del nostro tempo, che per due ragioni diverse ma convergenti non vede rischi nell'investire tutta la nostra fiducia nella cultura e nei luoghi dove essa è custodita sotto forma di libri, così come nell'investire il nostro denaro per creare futuro. 
In primo luogo investire il capitale custodito nelle nostre biblioteche significa mobilitarne le persone e le menti per dargli una centralità nel nostro piano Marshall della cultura. Le biblioteche sono i luoghi ideali per creare momenti di incontro e di scambio vitale attorno agli autori e ai loro libri, e quindi leggere ma anche vendere un bel po’ di libri in più. 
In secondo luogo sono i migliori economisti del mondo e premi Nobel che ci indicano la strada su come far fronte al bisogno di capitali da investire in un’operazione di rilancio della lettura e del libro. Questo il semplice ragionamento che riprendiamo dal noto economista liberale Paul Krugman. 
Se oggi c’è crisi lo si vede da come va la domanda, da come i consumi non ritornano a salire, ma questo significa anche che l’inflazione è bassa, e che i tassi di interesse dei titoli pubblici sono ai minimi storici così come lo è il costo del denaro. Se è vero che in pratica gli investitori internazionali sono disposti a prestare denaro agli Stati avendo poco o nulla in cambio, ecco che quella della crisi diventa un’opportunità. Sono gli Stati infatti i primi a beneficiare di un basso costo del denaro e con un po’ di lungimiranza potranno scoprire che questo è il momento giusto per usare questo denaro a buon mercato per investire sul nostro futuro. Coloro che dovrebbero farlo per primi sono gli stati che come la Germania e gli USA hanno rendimenti bassissimi dei loro titoli obbligazionari e che possono chiedere prestiti importanti, per ammodernare le loro infrastrutture che ne hanno un grande bisogno, e allo stesso tempo creare nuovi posti di lavoro. Certo il nostro paese non è la Germania o gli USA dove questo meccanismo può essere subito attuato, noi stiamo ancora pagando troppi interessi sul nostro debito pubblico che anche per questo continua a crescere. 
Ma se non è lo Stato italiano a progettare e finanziare il piano per la cultura potrebbe essere una società partecipata dal ministero della cultura, dagli editori e dagli enti locali coinvolti. Questa società potrebbe raccogliere le giuste garanzie e credibilità per ottenere un prestito agevolato dalle principali banche italiane che così vedrebbero il loro nome affiancato ad un’iniziativa di grande rilievo per il paese e per il bene comune. Insomma un progetto vincente per tutti: per i cittadini un beneficio tangibile nel numero e nella qualità degli eventi culturali, per gli editori un’opportunità di promuovere attraverso le biblioteche la lettura e indirettamente la vendita dei libri, per le banche e gli investitori una testimonianza del ruolo attivo che possono svolgere per la collettività. Il governo dal canto suo avrebbe la possibilità di svolgere il suo ruolo sia sociale che economico di promozione del benessere collettivo, nonché di estendere l’Art Bonus al finanziamento delle biblioteche pubbliche e della promozione della lettura, cosa che oggi invece viene esclusa da questa misura. 
Quella che stiamo indicando è un’opportunità che proprio in virtù della crisi dell’economia e del settore editoriale trarrebbe maggiore senso e una più grande efficacia. Se saremo capaci di coglierla dipende dall'intelligenza e dalla chiarezza di visione che il governo, le istituzioni culturali e il sistema editoriale di questo paese sapranno dimostrare. Ma dipende anche da quanto si faranno sentire i cittadini che amano la lettura, che ne riconoscono il valore, quei milioni di italiani che frequentano le biblioteche così come gli operatori che qui abbiamo chiamato in causa come i custodi del patrimonio del libro e della lettura. Sono loro, assieme agli autori sempre più numerosi e a tutti i lettori che almeno 1 volta all'anno rinnovano il loro legami con il libro e la lettura, ad essere chiamati a sostenere e a diffondere questa proposta. 
Facciamoci sentire dunque, diamo forma e sostanza al piano Marshall per la cultura, prendiamo in mano il nostro futuro e cogliamo l’occasione di rinnovamento del Salone del Libro per mettere una volta tanto al centro del dibattito ciò che ci permette di dibattere con libertà e civiltà e di saper argomentare e discernere. 
Non indugiamo oltre. 
È ora di leggere! 
Paolo Pelliccia 
(Commissario Straordinario Biblioteca Consorziale di Viterbo) 
27 Luglio 2016


domenica 21 agosto 2016

SPUNTI DI RIFLESSIONE (lettera aperta di Paolo Pelliccia, Commissario Straordinario Biblioteca Consorziale di Viterbo - 1a parte)

E' ORA DI LEGGERE!  (1a parte)
“Piano Marshall per la Cultura” in un Paese che ha disimparato a leggere, se stesso e il proprio futuro.

Caro Governo, Egregi Responsabili dei dicasteri della Cultura e dell’Istruzione, Editori e Librai d’Italia, a Voi rivolgiamo questa proposta che è anche un appello alla responsabilità perché per il ruolo che ricoprite siete in grado di decidere i destini del libro e della cultura nel nostro Paese.

Che fine ha fatto l’interesse comune a incentivare la lettura a prescindere dalla vendita dei libri? 
La nostra proposta di rilancio della cultura italiana sin dal titolo parla di libri e del loro potere trasformativo e creativo. Non è una sorpresa quindi che prenda le mosse dall'aria di rinnovamento che investe in queste settimane il Salone del Libro di Torino, falcidiato dal calo delle presenze (da 300.000 a 125.000 in circa 15 anni) e messo in crisi dagli arresti dell’ennesimo caso di (probabile ma ancora presunta) illegalità, favoritismi e appalti poco trasparenti. Probabilmente sarà un bene aver aperto le porte le porte agli editori dell’AIE come hanno fatto il sindaco Appendino e il governatore Chiamparino, affidandogli la responsabilità di organizzare il prossimo Salone e magari sarà una buona mossa quella di estendere il Salone sul territorio, coinvolgere Milano (come proposto dagli editori) e renderlo più vicino ai lettori e ai territori dove meno si legge. Ma la domanda che ci facciamo è ben più ampia e decisiva.
Tra le polemiche che vedono Torino contrapposta a Milano, gli editori (soprattutto i grandi) alla Fondazione e quindi agli enti pubblici locali, tra le ragioni del marketing del libro e quelle del marketing del territorio, che fine hanno fatto le ragioni della cultura, della lettura e del paese tutto? Che fine ha fatto l’interesse comune ad incentivare la lettura a prescindere dalla vendita dei libri? Dare valore al libro significa solo saperlo vendere? O forse sarebbe il caso di puntare sul valore che la lettura di almeno 5 libri all'anno possono produrre nella vita di una persona a prescindere dal fatto che questi libri siano stati comprati o presi in prestito da una biblioteca?
Certo, gli editori sono un pilastro del sistema culturale e i libri hanno un costo di produzione e un mercato che vanno nutriti e alimentati, ma l’occasione di un rinnovamento del più importante appuntamento del libro in Italia non può essere solo orientata al profitto e condizionata dallo scontro tra territorio e cordate imprenditoriali. Se vuole arrivare anche a fare profitti e quindi a rilanciare per davvero la lettura in questo paese si dovrà dare spazio a una vera valorizzazione del libro che non è solo quella del marketing ma è prima di tutto quella della cultura che il libro può alimentare e dei significati che troviamo in un libro capaci di cambiare una vita.
Come dire che per dare forza al libro bisogna puntare sulla qualità e non sulla quantità, sull'impegno e non solo sul divertimento, sulla decifrazione del mondo e della sua meravigliosa complessità e non solo sulla esecuzione di ricette e metodi. In ultimo sulla lettura e non solo sull'acquisto dei libri.
È probabile che sia proprio il disaccordo su queste diverse ma del tutto conciliabili e complementari visioni, il motivo principale delle divisioni interne tra piccoli e grandi editori che mercoledì 27 dovranno decidere delle sorti del Salone del Libro. I grandi editori andranno a presentare all’AIE il progetto di una manifestazione parallela e concorrente al Salone di Torino, organizzata a Milano, e che peraltro molti degli editori non hanno ancora avuto modo di conoscere. Non sembrano queste le migliori premesse per dare forza al libro e alla lettura.

Dal Salone del Libro al Piano Marshall per la cultura 
L’occasione del cambio della guardia al Salone del Libro tra Fondazione ed AIE, può essere un’opportunità per tutto il sistema culturale italiano se si approfondiscono le motivazioni della rivendicazione degli editori grandi e piccoli e si evita di schiacciare il tutto sulla necessità di rilanciare il marketing del libro senza parlare del livello culturale degli italiani, senza guardare alle macerie di un sistema editoriale mangiato dalla digitalizzazione e rattoppato dall'industria della narrativa e della manualistica da supermercato o autogrill. L’occasione è quella di lanciare un piano Marshall di investimenti per la cultura, per il rilancio del libro e della lettura in un paese dove meno della metà degli italiani leggono un 1 libro all'anno. Un piano che sappia fare sistema e a partire dalla biblioteche di territorio attivi l’editoria, le scuole, i festival e le manifestazioni culturali per ridare futuro ad un paese che ha disimparato a leggere, i libri come il proprio presente.
(segue 2a parte)