Attivare
la rete delle biblioteche, le banche della cultura
Quello che manca e che è
mancato sino ad oggi per attivare una strategia di questo genere è una visione
di sistema che coinvolga tutte le istituzioni della cultura e del libro, a
partire dalle migliaia di biblioteche comunali ed ex provinciali, dove le ultime
retrovie degli operatori della cultura si sono arroccati per difendere ciò che
più amano e che non vedono l’ora di far scoprire e conoscere ad un pubblico più
vasto.
Giusto quindi portare il Salone
e gli autori vicino al pubblico, mandarli in giro per le librerie, ma ancora
prima sarebbe giusto e molto efficace portare gli autori e la cultura nelle
biblioteche. Significherebbe dare fondi e nuovo impulso per mettere in moto la
rete capillare e vivissima delle biblioteche di territorio, una rete di cultura
dove si lotta quotidianamente per far conoscere i libri e la meraviglia del
mondo attraverso di essi. E lo si fa tra i tagli di bilancio e le
infrastrutture fatiscenti, oppressi e assordati dal mantra della crisi
economica, del “non ci sono soldi” ripetuto anche dagli enti pubblici, fino
allo scherno dell’ammonimento ottuso e mille volte smentito “con la cultura non
si mangia”. Chi resiste e trova realizzazione personale in una battaglia tanto
impari, oggi dovrebbe essere messo al centro di qualsiasi piano di promozione
della lettura e della cultura.
Le biblioteche di territorio,
infatti, sono le nostre banche della cultura, dove oltre ai libri custodiamo lo
spirito che ne riconosce e diffonde il valore di libertà, di pensiero, di
cittadinanza. Ed oggi, proprio in questi tempi di crisi e di battaglie tra
poveri, di populismo e razzismo ignoranti e grotteschi, proprio in questi tempi
è nostro dovere ridare valore ai libri e alla visione del mondo che questi
sanno suggerire. Una visione ampia, che ha coscienza di essere solo una delle
possibili letture del mondo. Un pensiero consapevole dei propri limiti, della
grandezza ma anche della fragilità di chi come noi abita questa terra. E
proprio sulla coltivazione di questo immenso patrimonio di senso e di vitalità
che esortiamo tutti noi ad investire le nostre migliori risorse, umane,
culturali ed economiche.
La crisi oggi è un’opportunità di prestiti a basso costo
Un piano Marshall per la
cultura a partire dal libro e dalla lettura è l’occasione che stiamo indicando
tratteggiandone i contorni e suggerendo anche un modo per finanziarlo questo
piano. Non trascuriamo qui il mantra della crisi, piuttosto lo facciamo
diventare la motivazione di base per deciderci ad investire le nostre migliori
risorse per regalare a noi stessi un futuro degno di questo nome.
Un appello alla responsabilità,
dei nostri governanti e di noi tutti come uomini del nostro tempo, che per due
ragioni diverse ma convergenti non vede rischi nell'investire tutta la nostra
fiducia nella cultura e nei luoghi dove essa è custodita sotto forma di libri,
così come nell'investire il nostro denaro per creare futuro.
In primo luogo investire il
capitale custodito nelle nostre biblioteche significa mobilitarne le persone e
le menti per dargli una centralità nel nostro piano Marshall della cultura. Le
biblioteche sono i luoghi ideali per creare momenti di incontro e di scambio
vitale attorno agli autori e ai loro libri, e quindi leggere ma anche vendere
un bel po’ di libri in più.
In secondo luogo sono i
migliori economisti del mondo e premi Nobel che ci indicano la strada su come
far fronte al bisogno di capitali da investire in un’operazione di rilancio
della lettura e del libro. Questo il semplice ragionamento che riprendiamo dal
noto economista liberale Paul Krugman.
Se oggi c’è crisi lo si vede da
come va la domanda, da come i consumi non ritornano a salire, ma questo
significa anche che l’inflazione è bassa, e che i tassi di interesse dei titoli
pubblici sono ai minimi storici così come lo è il costo del denaro. Se è vero
che in pratica gli investitori internazionali sono disposti a prestare denaro
agli Stati avendo poco o nulla in cambio, ecco che quella della crisi diventa
un’opportunità. Sono gli Stati infatti i primi a beneficiare di un basso costo
del denaro e con un po’ di lungimiranza potranno scoprire che questo è il
momento giusto per usare questo denaro a buon mercato per investire sul nostro
futuro. Coloro che dovrebbero farlo per primi sono gli stati che come la
Germania e gli USA hanno rendimenti bassissimi dei loro titoli obbligazionari e
che possono chiedere prestiti importanti, per ammodernare le loro
infrastrutture che ne hanno un grande bisogno, e allo stesso tempo creare nuovi
posti di lavoro. Certo il nostro paese non è la Germania o gli USA dove questo
meccanismo può essere subito attuato, noi stiamo ancora pagando troppi
interessi sul nostro debito pubblico che anche per questo continua a
crescere.
Ma se non è lo Stato italiano a
progettare e finanziare il piano per la cultura potrebbe essere una società
partecipata dal ministero della cultura, dagli editori e dagli enti locali
coinvolti. Questa società potrebbe raccogliere le giuste garanzie e credibilità
per ottenere un prestito agevolato dalle principali banche italiane che così
vedrebbero il loro nome affiancato ad un’iniziativa di grande rilievo per il
paese e per il bene comune. Insomma un progetto vincente per tutti: per i
cittadini un beneficio tangibile nel numero e nella qualità degli eventi
culturali, per gli editori un’opportunità di promuovere attraverso le
biblioteche la lettura e indirettamente la vendita dei libri, per le banche e
gli investitori una testimonianza del ruolo attivo che possono svolgere per la
collettività. Il governo dal canto suo avrebbe la possibilità di svolgere il
suo ruolo sia sociale che economico di promozione del benessere collettivo,
nonché di estendere l’Art Bonus al finanziamento delle biblioteche pubbliche e
della promozione della lettura, cosa che oggi invece viene esclusa da questa
misura.
Quella che stiamo indicando è
un’opportunità che proprio in virtù della crisi dell’economia e del settore
editoriale trarrebbe maggiore senso e una più grande efficacia. Se saremo
capaci di coglierla dipende dall'intelligenza e dalla chiarezza di visione che
il governo, le istituzioni culturali e il sistema editoriale di questo paese
sapranno dimostrare. Ma dipende anche da quanto si faranno sentire i cittadini
che amano la lettura, che ne riconoscono il valore, quei milioni di italiani
che frequentano le biblioteche così come gli operatori che qui abbiamo chiamato
in causa come i custodi del patrimonio del libro e della lettura. Sono loro,
assieme agli autori sempre più numerosi e a tutti i lettori che almeno 1 volta
all'anno rinnovano il loro legami con il libro e la lettura, ad essere chiamati
a sostenere e a diffondere questa proposta.
Facciamoci sentire dunque,
diamo forma e sostanza al piano Marshall per la cultura, prendiamo in mano il
nostro futuro e cogliamo l’occasione di rinnovamento del Salone del Libro per
mettere una volta tanto al centro del dibattito ciò che ci permette di
dibattere con libertà e civiltà e di saper argomentare e discernere.
Non indugiamo oltre.
È ora di leggere!
Paolo Pelliccia
(Commissario Straordinario
Biblioteca Consorziale di Viterbo)
27 Luglio 2016