venerdì 19 febbraio 2016



"Leggere, in fondo, non vuol dire altro
che creare un piccolo giardino all'interno della nostra memoria.
Ogni bel libro porta qualche elemento, un'aiuola,
un viale, una panchina sulla quale riposarsi quando si è stanchi.
Anno dopo anno, lettura dopo lettura,
il giardino si trasforma in parco e,
in questo parco, può capitare di trovarci qualcun altro...
Leggere non è un dovere,
né un amaro calice da bere fino in fondo
con la speranza di chissà quali benefici.
Leggere vuol dire crearsi un proprio piccolo tesoro personale
di ricordi e di emozioni,
un tesoro che non sarà uguale a quello di nessun altro
e che tuttavia potremo mettere in comune con altri"

Susanna Tamaro

Con questo post inauguriamo il nostro blog che è a vostra disposizione per commenti e suggerimenti  sulle letture che trovate nel sito ...


Il “book in progress” del mese di febbraio è "Un uomo" di Oriana Fallaci.
E’ sicuramente un racconto che non può non suscitare forti turbamenti nel lettore (tanto più sapendo che si tratta di una storia vera), perché tocca corde emotive profonde: il coraggio e la paura, l’amore e la passione, la libertà e la repressione. 
Visto che Oriana Fallaci, specie “la ultima”, sempre appassiona e divide e anima la discussione, speriamo di essere in tanti a farci trascinare nelle pagine del romanzo, prima, e nella condivisione delle nostre riflessioni sulla storia e sull’autrice, poi.
Vi aspettiamo al prossimo incontro del Gruppo (il 25 febbraio 2016) o qua sul blog, quando volete! Vi lasciamo con una citazione dal libro e un augurio di buona lettura a tutti!!!!

"Non bastava dire viva-la-libertà, bisognava aggiungere qualcosa, oppure dire una frase che contenesse tutto libertà compresa. Qualcosa, ecco, come il grido dell'ufficiale italiano che nel '44 i tedeschi avevano fucilato a Cefalonia: "Io sono un uomo!" Ti passava il crampo allo stomaco all'idea di gridargli "Io sono un uomo!" Ma subito dopo tornava perché ad alimentare quel crampo non era la frase che avresti gridato o non gridato, il male che avresti sentito o non sentito, la pioggia che t'avrebbe bagnato o non bagnato: era il fatto di dover morire alla tale ora del tale giorno. Una cosa è morire sotto le torture o alla guerra o su una mina che salta, cioè con un margine di imprevisto, una cosa è morire sapendo di dover morire alla tale ora del tale giorno con la programmaticità di un treno che parte. Ancora una notte e avresti cessato di esistere."