domenica 20 novembre 2016

Antinoo a Palazzo Altemps a Roma fino al 15 gennaio

Amici del gruppo "Lib(e)ri di Leggere" che avete letto "Memorie di Adriano" della Yourcenar, vi segnaliamo la mostra di Palazzo Altemps, a Roma. Fino al 15 gennaio 2017 saranno esposti un volto e un busto identificati come il ritratto di Antinoo, il giovane amante dell'imperatore Adriano. L'uno proveniente dall'Art Institute di Chicago e l'altro dal Museo Nazionale Romano.

https://internettuale.wordpress.com/2016/11/09/ritratto-in-due-parti-antinoo-a-palazzo-altemps-a-roma-fino-al-15-gennaio/

«Sappiamo qual è il centro che per decenni venne considerato il fulcro essenziale delle Memorie di Adriano: il giovane e bellissimo Antinoo e la felicità dei sensi, l'amore e il passaggio dall'appagamento alla stanchezza, il suicidio rituale di Antinoo e la conseguente disperazione dell'imperatore, la divinizzazione dell'amato, l'incolmabile vuoto. Eppure nelle Memorie di Adriano non era certo una storia d'amore il fine dell'autrice, concentrata nel rappresentare la vita del principe condottiero e la finale e continua introspezione. Lei stessa aveva detto: prendere questa esperienza esemplare, grandiosa e umana, e farla giudicare a lui stesso al termine della vita, malato, morente. Il punto di vista era quello della morte. Non solo la morte di Adriano imperatore, ma anche quella che aveva regnato sovrana in Europa e aveva accompagnato la durata e la conclusione di altri imperi.
Non a caso l'opera esce all'inizio della seconda metà del Novecento, negli anni subito posteriori a una guerra che sconvolse il mondo, e in filigrana oggi si può ritrovare e ripensare la complessa tematica che ha avvolto la struttura del romanzo prima e dopo quei fertilissimi decenni e che si ritrova in un precipitato paradigmatico proprio qui. Marguerite Yourcenar, nelle sue opere piú importanti, si è sempre inserita tra gli scrittori esemplari del suo tempo, con risultati che potremmo chiamare simbolici. È certo possibile, anzi legittimo concludere che ci troviamo davanti a un tentativo, forse tra i piú concentrati ed estremi, di narrazione esperienziale, e quindi di meditazione interiore spirituale e filosofica»
(Francesca Sanvitale)