lunedì 13 giugno 2016

Omaggio a Yeats e Pessoa

Il 13 giugno nascevano due tra i più importanti protagonisti della poesia tra l''800 e il '900: William Butler Yeats, nato a Dublino nel 1865 da una famiglia di origine inglese e Fernando Pessoa nato nel 1888 a Lisbona, considerati rispettivamente il più grande poeta d'Irlanda e il maggior poeta di lingua portoghese (Pablo Neruda lo definì il poeta più rappresentativo del XX secolo).

Yeats pubblicò la sua prima raccolta di poesie ("The wonderings of Oisin") nel 1889, a soli 24 anni e nel 1923 vinse il premio Nobel per la letteratura "per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un'intera nazione".  Per la malferma salute spese i suoi ultimi anni in paesi caldi e morì nel 1939 nel sud della Francia. La Repubblica Irlandese mandò una nave da guerra a recuperarne il corpo, che giace, per volontà stessa del poeta, nel cimitero di Drumcliff, Sligo, sotto la montagna di Ben Bulben a cui aveva dedicato una delle sue ultime poesie e da cui sono tratte le parole del suo epitaffio: "Cast a cold eye, on death on life, horseman pass by".

Pessoa, dopo aver vissuto, dal 1896 al 1905, a Durban in Sudafrica, trascorse il resto della vita, alternando il suo lavoro con la collaborazione ad alcune riviste letterarie, in una stanza ammobiliata in affitto a Lisbona, dove sarebbe morto in solitudine nel 1935, rimanendo a lungo pressoché sconosciuto al mondo editoriale ed al grande pubblico. Solo dopo la sua morte si scoprì la grande quantità di scritti, in versi e in prosa, prodotti (ritrovati in un famoso baule), inclusi quelli che aveva pubblicato come opera di vari «eteronimi» (Alberto Caeiro, Ricardo Reis e Álvaro de Campos). La sua fama iniziò a diffondersi, in Portogallo e poi in Brasile, a partire dal 1940 e tutte le sue opere furono pubblicate postume.  


INNISFREE, L'ISOLA SUL LAGO (di William Butler Yeats)

Mi leverò e andrò, ora, andrò a Innisfree,

E costruirò una capanna laggiù, fatta d'argilla e canne,

Nove filari a fave avrò laggiù, un'arnia per le api da miele,

E solo starò nella radura ronzante d'api.


E avrò un po' di pace laggiù, ché la pace discende goccia a goccia,

Discende dai velami del mattino fin dove canta il grillo;

La mezzanotte è tutto un luccichio, il meriggio purpurea incandescenza,

La sera è piena d'ali di fanello.

 

Mi leverò e andrò, ora, ché sempre notte e giorno

Odo l'acqua del lago lambire con lievi suoni la sponda;

Stando in mezzo alla strada, sui marciapiedi grigi,

La sento nella fonda intimità del cuore.


NON STO PENSANDO A NIENTE (di Fernando Pessoa)

Non sto pensando a niente,

e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,

mi è gradita come l'aria notturna,

fresca in confronto all'estate calda del giorno.

 

Che bello, non sto pensando a niente!

 

Non pensare a niente

è avere l'anima propria e intera.

Non pensare a niente

è vivere intimamente

il flusso e riflusso della vita…

Non sto pensando a niente.

È come se mi fossi appoggiato male.

Un dolore nella schiena o sul fianco,

un sapore amaro nella bocca della mia anima:

perché, in fin dei conti,

non sto pensando a niente,

ma proprio a niente,

a niente…





 

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